Benefico deserto

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Strano modo di iniziare il vangelo, quello di Marco. Ci svela subito l’identità del protagonista: si chiama Gesù, è il Messia, è il Figlio di Dio. Come se un libro giallo cominciasse con il nome dell’assassino.

Ma il vangelo non è un libro giallo. Marco vuole solo mettere in chiaro di chi intende raccontare. E ci mette subito in guardia dalle parole, soprattutto se hanno la pretesa di definire le persone, di incasellarle dentro attese e concetti che si dimostreranno sbagliati. Ci dice Marco sin dal primo versetto: «Vi racconterò di Gesù, e vi assicuro già all’inizio che egli è il Messia tanto atteso ed è il Figlio di Dio, ma seguitemi attentamente nel mio racconto, perché solo alla fine capirete chi è veramente Gesù!». È un vangelo senza presepe quello di Marco, non ci sono né pastori né magi, né stella né angeli, e il primo attore che compare sulla scena si chiama Giovanni, è un uomo rude ed essenziale che vive nel deserto, è vestito di peli di cammello e mangia cavallette e miele selvatico. Soprattutto grida che bisogna preparare la via del Signore. Proclama che quello da attendere non è lui, ma un altro, uno più forte che viene dopo. Giovanni è solo una freccia, che indica Gesù. Quelli che, lasciando la città, vanno da lui nel deserto per ricevere un battesimo di penitenza lo devono mettere in conto: quel rito è solo preparatorio. Ma la tappa del deserto è fondamentale anche per noi per preparare la strada verso il Natale, e ci è sicuramente capitato di saltare questa tappa, tutti presi dai ritmi forsennati che di solito caratterizzano queste settimane di dicembre. L’emergenza Covid con le sue restrizioni avrebbe dovuto aiutarci a valorizzare quel benefico deserto che sta dentro di noi, quella intimità che dovremmo frequentare di più con un po’ di silenzio, riflessione e preghiera. Avrebbe dovuto aiutarci a valorizzare anche quell’altro benefico deserto che sta nella cerchia della famiglia, da riscoprire come luogo di incontro e di dialogo che sappia portarci oltre la banalità e l’abitudine così da diventare occasione per lo sbocciare di piccole felicità domestiche. Non più costretti, questa è la via da scegliere di percorrere.

2 thoughts on “Benefico deserto

  1. Efficace lettura. Vivere anche l’ anzianità come deserto ‘ benefico” , vivere la solitudine propria della vecchiaia ( spariscono le persone con cui abbiamo condiviso infanzia, giovinezza; siamo pieni di limitazioni che è
    inutile esternare a chi non lle prova) come attesa non della morte ma di un incontro.

  2. Benefico deserto. La tappa del deserto, da cui parte l’evangelista Marco, è fondamentale per prepararci verso il Natale. Veniamo presi dalle distrazioni consumistiche, dalle cene, dai ritmi veloci di queste settimane di dicembre… Don Agostino ci invita a “valorizzare quel benefico deserto che sta dentro di noi, quella intimità che dovremmo frequentare di più con un po’ di silenzio, riflessione e preghiera.”

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