TRENTUNESIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Anno A

Gesù non sopporta l’ipocrisia. Dimentichiamo per un attimo che essa è un difetto dei farisei, altrimenti possiamo pensare che Gesù sia polemico con loro e che, quindi, questa pagina evangelica riguardi… gli altri.
Ipocrisia è far credere che si è quello che non si è, per venire così ammirati. I farisei sembra fossero maestri in questa tecnica di comunicazione di se stessi, ma capite che è assai difficile sfuggire del tutto all’ipocrisia. Comunque, l’ipocrisia che Gesù non sopporta è quella che s’arroga il diritto di governare la comunità dei discepoli, la Chiesa, e una Chiesa nelle mani degli ipocriti è il contrario del Vangelo.
Dobbiamo stare attenti perché il virus del fariseismo è molto contagioso e provoca danni non solo quando intacca le autorità, ma anche quando si diffonde nei piccoli organismi, come possono essere famiglie, gruppi, parrocchie. L’ipocrisia crea una rete di falsità e costringe magari i più deboli ad essere quello che non sono per essere accettati. L’alleata più forte dell’ipocrisia è la Legge, e anche in questo connubio i farisei erano maestri. Vuoi essere discepolo? Ebbene, devi rispettare queste norme! Stai dentro questo recinto e sei salvo! Sia chiaro che le regole sono importanti per convivere dentro una comunità, ma il passaggio dalla Parola di Gesù alle leggi della Chiesa deve essere guidato dall’amore e dallo sguardo sulle persone, altrimenti anche la Legge contribuisce a creare altra ipocrisia.
I Vangeli sono disseminati di scene in cui Gesù entra in un luogo e nota il peccatore, il malato, il rifiutato, il povero e costruisce i suoi discorsi e la sua azione sulla misura di questo uomo o di questa donna, che invece non contano nulla per i farisei e per i capi della religione, i quali sono preoccupati solo del fatto che quel soggetto è fuori dal recinto e quindi non potrà salvarsi. L’ipocrita è convinto di aver individuato la via di salvezza e di averla codificata in una legge che gli altri devono rispettare. Gesù, invece, non ha timore di presentarsi come l’unica via di salvezza, che però non viene imposta come una legge opprimente ma si adatta alle condizioni di ciascuno per renderlo partecipe di un cammino.
IPOCRISIA. NO, GRAZIE! “Ipocrisia” deriva dal greco antico e significa “simulazione”. Scrive Don Agostino: “L’ipocrisia crea una rete di falsità e costringe magari i più deboli ad essere quello che non sono per essere accettati.” I peccatori, i malati, i piccoli non contano nulla per i farisei, conta solo la legge! L’ipocrisia non è ferma ai farisei; oggi si diffonde nelle famiglie, nei circoli e persino nelle parrocchie! Impariamo da Gesù, che ha bandito l’ipocrisia. Cerchiamo, in famiglia, nel lavoro, nella parrocchia, di accettare le condizioni di ciascuno, per condividere insieme un cammino davvero cristiano. Diventiamo compagni di viaggio!