Diventiamo ciò che riceviamo

SANTISSIMO CORPO E SANGUE DI CRISTO – Anno A

Vetta del Sass Rigais nelle Odle – Foto AC

La solennità odierna è come una Pentecoste del Giovedì Santo, perché è legata al mistero dell’Eucaristia istituito nel Cenacolo, di cui rappresenta come il versante sociale.

Possiamo fare riferimento ad alcune parole di un’omelia predicata nel giorno di Pasqua da sant’Agostino, parole rivolte a coloro che avevano ricevuto il battesimo, la cresima e l’eucaristia durante la Veglia notturna. Invitandoli a guardare all’altare, egli diceva: «Sulla mensa del Signore è deposto il mistero di voi». Ecco, ricordiamocelo: l’Eucaristia è il mistero della presenza perenne del Cristo risorto in mezzo a noi, ma il Corpus Domini siamo noi e il mistero di Cristo è il mistero di noi che ci cibiamo del pane eucaristico, che facciamo la comunione. Bellissima espressione: fare la comunione. Non facciamo la comunità, facciamo la comunione. La comunità è il nostro stare insieme che forma una unità: l’origine di ogni comunità – anche di questa – siamo in fondo ancora noi. Ma noi siamo qui come comunità per fare la comunione. E la comunione è l’unione a Qualcuno che ci fa diventare una cosa nuova. Non dobbiamo accontentarci di essere una comunità che si raduna e si scioglie. Sarebbe come andare in montagna e accontentarsi di guardare il panorama dal finestrino. No, bisogna respirare, camminare, godere. Si viene qui «comunità», per uscire da qui «comunione». Proprio così: sull’altare è deposto il mistero di noi. E sant’Agostino aggiungeva due imperativi sintetici che possiamo fare nostri. Diceva: «Ricevete ciò che siete», cioè: accogliete il dono che è Cristo in persona, accogliamo insieme l’origine della nostra unione, della nostra comunione. E poi? Prendi il regalo, chiudilo nel tuo cuore come un tesoro prezioso e portatelo a casa? No. «Diventate ciò che ricevete». Il dono diventi responsabilità, il pane sia pane del cammino, «pane dei pellegrini» (Sequenza), pane da condividere, da testimoniare. Siamo noi, insieme, l’ostensorio che mostra il corpo di Cristo che abbiamo ricevuto. La solennità del Corpus Domini, allora, ci ricorda che l’Eucaristia comincia dopo che la Messa è finita!

2 thoughts on “Diventiamo ciò che riceviamo

  1. “Diventiamo ciò che riceviamo”. Scrive don Agostino: ” La solennità del Corpus Domini, allora, ci ricorda che l’Eucaristia comincia dopo che la Messa è finita!” Quando la messa era celebrata in latino il Sacerdote concludeva con “ITE MISSA EST” che è stato tradotto “Andate la Messa è finita” mentre la traduzione corretta sarebbe “Andate la Messa è!”. Usciti dalla chiesa il dono diviene pertanto responsabilità; il pane diviene il pane del cammino, il pane da condividere, da testimoniare in famiglia, agli amici, agli avversari, nel lavoro, nella malattia…

  2. Facciamo la comunione, siamo comunione! Mi ritrovo molto. Più che fare comunità, termine che é diventato sociologico ed abusato : comunità europea, comunità parrocchiale… per non citare di peggio! Come ” CARITA” che é diventata solidarietà cioè cose da fare. Siamo comunione e in comunione con noi c’è anche lo Spirito Santo. Grazie. Gabriela

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