Gesù Cristo, re di verità

CRISTO RE DELL’UNIVERSO – Anno B

Del dialogo tra Gesù e Pilato dobbiamo tenere presenti tre cose, che ci aiutano a cogliere il senso di questa solennità che chiude l’anno liturgico.

La prima cosa da non dimenticare è l’esito che avrà quel dibattimento: Gesù sarà messo in croce. Il trono di questo re è il legno della croce. Pensate. Di solito sono i popoli a versare il sangue per il loro re. Qui ci troviamo di fronte ad un re che versa il suo sangue per il suo popolo! È re donando la vita, tutta la vita fino alla morte e alla morte di croce.

La seconda cosa importante è capire esattamente il significato dell’affermazione di Gesù in risposta a Pilato che dichiara la sua regalità: «Il mio regno non è di questo mondo». Non vuol dire – come talvolta qualcuno maldestramente azzarda – che il regno di Gesù Cristo non riguarda il mondo e le realtà presenti, ma unicamente il cielo e le realtà future. Quando Gesù parla del regno di Dio, ne parla come di una realtà già presente: è la vita stessa di Gesù a costituire la massima visibilità del Regno di Dio, tanto che Gesù può affermare che «il regno di Dio è in mezzo a voi». L’inganno può venire proprio dalla traduzione delle parole di Gesù. Se dovessimo tradurre – in un cattivo italiano ma più fedele all’originale greco – quello che Gesù ha effettivamente detto a Pilato, dovremmo dire così: «Il mio regno non è da questo mondo». La parola «mondo» non indica affatto un luogo da cui il regno di Gesù sarebbe assente, ma la provenienza, l’origine della regalità di Gesù, che non è, appunto, «questo mondo». Gesù vuol dire che non è questo mondo a garantire a Lui un titolo di re, e che il suo essere re – non solo dei Giudei – non ha il suo fondamento in nessuna monarchia o sovranità umana. Viene dall’alto, viene da Dio, anche se il regno di Dio è sulla terra. Cristo, cioè, rivendica il diritto di regnare già su questa terra, senza doversi adeguare però ai criteri dei regni umani.

La terza cosa da mettere in evidenza nel dialogo tra Gesù e Pilato la ricaviamo dalla frase finale. «Io sono re. – dice Gesù – Per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità». Ci saremmo logicamente aspettati che Gesù dicesse: sono re e sono venuto nel mondo per regnare. Il che vuol dire che «regnare» per Gesù è equivalente a «rendere testimonianza alla verità». E così scopriamo il valore su cui si modella il regno di Cristo, quel regno che non è «da» questo mondo: la verità. Ma che cos’è la verità? Domanda che ci sorge spontanea e che possiamo rivolgere a Gesù. A patto di non formularla al modo di Pilato, distrattamente, nella convinzione di avere già in tasca la propria verità, quasi convinto che in fondo ciascuno ha la sua verità ed è inutile dividersi su tale questione. Insomma, Pilato, quando domanda a Gesù «che cos’è la verità?», non fa una vera domanda, ma esprime soltanto un’ironica constatazione: di fatto le verità sono tante quante le persone, quindi tutto è relativo, e semmai a prevalere è la verità di chi è più forte e può imporla agli altri.

E noi? Come ci poniamo di fronte al nostro re, Gesù Cristo? Spesso ci poniamo come coloro che aspettano di sentirsi dire da Lui che è vero ciò che noi già crediamo, pensiamo e facciamo. Non andiamo da Cristo per attingere la verità, ma perché egli metta il sigillo di autenticità sulla nostra verità. E se non lo fa, siamo disposti anche a voltargli le spalle.

«Che cos’è la verità?». Nel linguaggio del Vangelo, in modo particolare di Giovanni, la verità è la volontà di Dio, il suo disegno sull’uomo, tutto quel complesso di valori umani e religiosi che costituiscono il contenuto dell’annuncio evangelico.

Gesù è venuto a rendere testimonianza a questa verità, ed è re proprio perché si consegna pienamente nelle mani della verità e non si sottrae ad essa neppure per salvarsi la vita. Sta in questa testimonianza radicale e fedele alla verità, cioè alla volontà di Dio, lo specifico dell’essere re di Cristo. Non ci resta che ascoltare le parole di Gesù, il quale indica anche la condizione indispensabile per accettarlo come re: «Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce». Essere dalla verità, cioè essere stabilmente afferrato dalla verità che è Dio, questa è la condizione per entrare a far parte del suo regno.

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