«In alto» cioè «dentro»

Fermeda e Lech Sant (Foto AC)

Quando arriva la festa dello Spirito Santo, i cristiani fanno fatica ad inquadrarlo dentro uno schema mentale: di lui ci restano tante belle immagini, ma la sua identità sembra sfuggirci, è evanescente e il confine tra spirito e fantasma rischia d’essere molto tenue.

L’aggettivo «spirituale» è uno dei più usati per parlare di religione in generale e di cristianesimo in particolare come di una realtà spirituale. È facile cadere in una contrapposizione con il «materiale» considerato come la quintessenza del male. Già, ma «spirituale» che cosa significa? Un cristiano dovrebbe rispondere così: è spirituale il frutto dell’azione dello Spirito. Ma dove sta e come agisce questo Spirito? E quali sono i suoi frutti? Bisogna calarsi nel concreto della vita per rispondere. Abbiamo a che fare ancora con l’incarnazione di Dio, e lo Spirito è Dio che continua ad entrare nella storia, dentro le trame concretissime della vita degli uomini.

«Spirituale» significa incarnato, presente, vivo e vivente. Quindi lo «spirituale» non è affatto contrapposto al «materiale», anzi lo abita e lo vivifica. Si direbbe che sta «in basso», mentre è diffusa l’idea che lo Spirito sia relegato «in alto».

Avete in mente il solaio? È il piano più alto della casa, ma avete mai visto certi solai? Nulla è più in alto nella casa (dopo c’è solo il tetto!), ma nulla è più disordinato e, soprattutto, ininfluente nei confronti della vita della casa che si svolge sotto, praticamente indisturbata. In solaio, in alto, ci mettiamo le cose che non servono più, le cianfrusaglie che ingombrano la vita quotidiana, quella concreta di tutti i giorni. Ed è proprio in solaio, nel posto più «in alto» della nostra vita, che noi cristiani abbiamo relegato lo Spirito Santo. Nella migliore delle ipotesi andiamo a prenderlo in solaio e lo tiriamo giù in casa per Pentecoste, o quando celebriamo i sacramenti dei nostri figli, e poi lo riportiamo in solaio. E così Egli non può agire in noi e i suoi doni non si vedono in quell’unico posto – la casa (non il solaio), la scuola, il posto di lavoro – in cui potrebbero rendere davvero «spirituale» la nostra vita quotidiana. Lo Spirito Santo vuole essere «dentro» di noi, perché è quello il suo modo di stare «in alto».

1 thoughts on “«In alto» cioè «dentro»

  1. «In alto» cioè «dentro». Scrive Don Agostino: «Spirituale» significa incarnato, presente, vivo e vivente. Quindi lo «spirituale» non è affatto contrapposto al «materiale», anzi lo abita e lo vivifica. Noi abbiamo un’idea forse un po’ astratta dello Spirito Santo; rischiamo di ridurlo ad un fantasmino. No. E’ una persona. Lo Spirito Santo è dentro di noi e rende davvero «spirituale» la nostra vita quotidiana: nei giorni feriali, non soltanto nel giorno di Pentecoste. Tino

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