Il cammino dell’essere pronti

Vedi il video con la meditazione di don Agostino cliccando qui

Gole della Breggia a Morbio (Foto AC)

L’inizio della pagina evangelica ci fa dire che fra un mese è Natale! Sì, «Siate pronti!» sono parole che la Chiesa ci ripete sempre all’inizio dell’Avvento. Ma l’essere pronti è una condizione che s’addice a ogni giorno, e l’Avvento è proprio il tempo liturgico che più assomiglia a tutta la vita. La vita è il cammino dell’essere pronti.

Sembra una contraddizione. Essere pronti dice un riferimento logico ad una data, ad un’ora precisa, ad un appuntamento. Ma il Signore non dice quando torna. Concentriamoci sul «Siate pronti!». Non ci dice quando, ma ci dice come: «Con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese». Mi immagino gente che deve camminare sui sentieri di montagna: lo fa con l’abbigliamento adatto per essere agile nei movimenti. Ma se ci si trova a camminare di notte o in luoghi oscuri, si è pronti solo se si hanno delle torce.  È proprio come vi ho detto prima: la vita è il cammino dell’essere pronti.

Vivere non è essere fermo in un punto e aspettare, ma camminare e attendere proprio camminando. Sei sulla strada. Allora ha ragione Jack Kerouak, quando scrive: «Dobbiamo andare e non fermarci finché non siamo arrivati. Dove andiamo? Non lo so, ma dobbiamo andare». No, non ha ragione perché alla sua strada manca una direzione, manca una prospettiva, manca un compimento. Non s’aspetta nulla, ma nemmeno si attende nulla. Ad-tendere, cioè muoversi incontro a qualcuno, desiderarlo non consumando il tempo ad aspettare ma godendo di quello che la strada regala sapendo che la meta ci sta venendo incontro e noi le stiamo andando incontro.

Nella piccola parabola dei servi che aspettano il ritorno del padrone è nascosta una descrizione simbolica del Paradiso: Gesù è il Signore eppure passa a servirci. Una immagine, certo. La tenerezza infinita di Uno che è davvero onnipotente e ha fatto dell’amore e del servizio la grandezza di Dio e la grandezza dell’uomo. Ma – non dimentichiamocelo – le parole di Gesù vogliono essere una sorta di messaggio vocale che il Signore ci ha mandato lungo il cammino. Lo ascoltiamo. Ci dà forza. Gli altri che camminano con noi sono Lui che s’avvicina.

2 thoughts on “Il cammino dell’essere pronti

  1. Andare, non avendo presente solo la meta, ma con la consapevolezza che ogni passo, ogni tratto di cammino ha in sé un senso, perché l’ andare ci educa. La strada non semplicemente si snoda sotto i nostri passi, ma si “fa”, si delinea secondo lo sguardo con cui l’affrontiamo, nell’attesa di qualcuno. Scrive Don Agostino: “Gli altri che camminano con noi sono Lui che s’avvicina”. Tino

  2. Ho sempre amato i periodi dell’attesa, Avvento e Quaresima. Giorni in cui si nutre il desiderio, in cui si cresce al ritmo del respiro, del passo.

    Si cammina verso una meta che si delinea sempre più limpida e avvincente. Una meta che è una persona, l’amato che già cammina con noi, ci accompagna e ci sostiene.

    Avvento e Quaresima come un fidanzamento. La meta è la pienezza di una comunione.

    La strada ( la vita) si fa sotto i nostri passi, ogni passo un più di consapevolezza; si procede nella strada e cresce la gioia. Si intravede la metà ma già se ne gustano i profumi. Davvero il Regno ( non il reame delle favole) è qui.

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