
«In Illo uno unum». Questo è il motto episcopale che Robert Francis Prevost scelse quando iniziò il suo ministero episcopale nel 2014. Ora è il motto di papa Leone XIV.
Quelle quattro parole dicono molto dell’origine e del fondamento della sua vocazione e del suo percorso dentro la Chiesa. Si tratta di uno di quei tipici giochi di parole (o aforismi) che spesso s’incontrano nelle opere di Sant’Agostino, e che nascondono sotto una veste di semplicità il suo pensiero profondo. Il nuovo Papa è un agostiniano, appartenente cioè all’Ordine di Sant’Agostino, di cui è stato Priore generale dal 2001 al 2013. È il primo Papa agostiniano, e il pensiero e la vita del vescovo di Ippona (di cui tra cinque anni si celebrerà il sedicesimo centenario della morte avvenuta nel 430) ispireranno certamente la predicazione e l’azione di papa Leone XIV. Già nel primo saluto alla folla dalla Loggia delle benedizioni egli aveva detto: «Sono un figlio di Sant’Agostino, agostiniano». E aveva citato una espressione che si ritrova in un discorso tenuto in un anniversario della sua ordinazione episcopale: «Con voi sono cristiano e per voi Vescovo» (vedi il discorso 340), aggiungendo: «In questo senso possiamo tutti camminare insieme verso quella patria che Dio ci ha preparato».
Una particolarità che accomuna la gran parte della vasta produzione letteraria del Santo africano è quella di essere occasionale e non sistematica, cioè il vescovo di Ippona era capace di prendere spunto da avvenimenti o controversie per offrire il suo contributo alla luce della Scrittura, con coraggio e tenacia. Ad esempio, il sacco di Roma del 410 fu il tragico evento che portò Sant’Agostino a pensare e scrivere La città di Dio, un’opera che ha dato avvio ad una nuova visione della storia umana.
Tornando al motto episcopale, “Uniti nell’unico Cristo” è una traduzione che ho sentito fare in questi giorni. Una traduzione corretta, ma che rischia di farci perdere la profondità della visione misterica che sostiene il pensiero ecclesiologico di Sant’Agostino. Per lui la Chiesa e Cristo sono un tutt’uno, tanto che egli parla di un «Christus totus, caput et corpus», ed esprime questa unione con un vocabolario variegato. Alcune volte egli usa il nome Christus senza aggiungere altro: «Non soltanto siamo diventati cristiani – dice – ma siamo diventati Cristo stesso». Altre volte – ed è il caso del testo da cui è tratto il motto di papa Prevost, il Commento al salmo 127,3 – la stessa particella unum che indica l’unione del Figlio con il Padre, designa anche l’unione dei cristiani in Cristo: «Non Lui un individuo singolo e noi una moltitudine, ma noi, moltitudine, divenuti uno in Lui che è uno». Appunto: in Illo uno unum.
Articolo apparso su “Il Settimanale della diocesi di Como” del 15 maggio 2025