BATTESIMO DEL SIGNORE – Anno C

Il tempo di Natale si chiude e sorge il sospetto che chi ha scelto le letture abbia dovuto ricorrere a qualche doppione. In effetti siamo partiti con Giovanni nel deserto e terminiamo con Giovanni nel deserto.
Ma su questa scena vecchia e prenatalizia piomba il personaggio nuovo, colui che è nato, l’atteso, Gesù, che ora riceve uno strano battesimo. Sono passati una trentina d’anni dalla notte di Betlemme, anni di assoluto silenzio, e il bambino adorato da Magi e pastori ricompare adulto. Se c’era uno sulla terra che non aveva bisogno del battesimo penitenziale del Battista, quello era proprio Gesù. Ma egli si mischia alla nostra umanità, confermando la scelta dell’incarnazione, e inaugura la via verso un nuovo battesimo. Che è poi quello che abbiamo ricevuto noi e che non ha nulla a che fare con il battesimo nel Giordano. Il nostro battesimo ha come riferimento l’evento della morte, sepoltura e risurrezione di Gesù. In un certo senso lo ricopia sacramentalmente, tanto che noi dovremmo fare memoria del nostro battesimo non oggi, ma a Pasqua.
Allora, che cosa dice a noi la festa di oggi, che è ancora una festa natalizia? Due cose importanti. La prima è la verità che abbiamo continuato a ripeterci nelle feste del Natale, e cioè che Gesù è il dono inaspettato che ha aperto per sempre il cielo. Noi cantiamo poeticamente: «Tu scendi dalle stelle», ma Gesù è proprio il frutto del grembo di Maria abitato da Dio, è un uomo mischiato ad un popolo che era in attesa, ma che – a cominciare da Giovanni Battista – ha dovuto cambiare la sua attesa. Natale è l’annuncio perenne che Dio è piccolo e da piccolo governa misteriosamente la storia.
Per questo – ed è la seconda cosa importante – dobbiamo continuamente spianare la strada, abbassare monti e colli per questo Dio piccolo che non è sparito dalla circolazione ma che ora agisce attraverso di noi, popolo di battezzati. Quello della voce che grida nel deserto non è un esercizio relegato nel tempo dell’Avvento, ma è il compito per tutti i giorni. Perché noi non siamo stati battezzati, ma siamo battezzati. Il battesimo non è un anniversario, è uno stato di vita.
Percepiamo il battesimo come stato di vita, è vero, immersi non nell” acqua ma nella Grazia che ci avvolge, ci accompagna, ci sorregge. A volte ci isola in una solitudine che capiamo essere anch’ essa un dono, far compagnia alla solitudine di Dio
Battesimo, compito dei giorni. Don Agostino scrive:”Noi non siamo stati battezzati, ma siamo battezzati”. Noi quindi abbiamo il compito di tutti i giorni: seguire Gesù che agisce attraverso di noi… Tino