SANTA FAMIGLIA DI GESÙ MARIA E GIUSEPPE – Anno C

Spesso di questa pagina evangelica si ricorda giustamente che è una sorta di anticipazione simbolica dell’ultima Pasqua di Gesù: il riferimento ai tre giorni dell’angoscia dei genitori alla ricerca del figlio smarrito anticipa il buio del sepolcro che sta tra la croce e la risurrezione.
Eppure è innegabile che Luca voglia anche offrirci uno spaccato di vita familiare e dirci innanzitutto che Gesù è cresciuto nella casa di Nazaret come un qualunque bambino del suo tempo, sottomesso ai genitori che ne curavano ogni aspetto della sua crescita. Mi stupisce sempre un particolare umanissimo: Maria e Giuseppe non riescono a comprendere tutto, eppure tutto custodiscono in cuore. Si dirà: grande fede. Certo, ma prima ancora si tratta di una preziosa qualità educativa: due genitori sanno che ogni loro figlio non funziona come un’equazione matematica ma sviluppa una unicità che merita sempre di essere custodita anche quando non è possibile comprenderla appieno.
Gesù, evidentemente, aveva nel corpo e nella mente una potenzialità unica, divina, ma essa era nascosta e cresceva al ritmo della sua umanità. Con questo si vuol dire che Gesù è stato neonato, poi bambino, poi ragazzo e giovane. Egli non ha attraversato queste età della sua vita quasi forzatamente come inevitabili scalini in attesa del suo ministero pubblico. No, egli queste età le ha vissute pienamente e consapevolmente come parte integrante della sua vita.
Quando diciamo «vita di Gesù» intendiamo riferirci anche a quei trent’anni di cui non sappiamo praticamente nulla ma che – ne siamo certi – furono decisivi per il forgiarsi della sua personalità e del suo carattere. Ed è indubbio che sulla personalità di Gesù abbiano avuto un ruolo umanamente importante proprio le qualità di Maria e di Giuseppe e che Gesù assomigliava un poco a suo padre e un poco a sua madre, come accade ad ogni figlio. Anzi, Giuseppe fu forse più importante di Maria. Perché l’essenza della vita del Figlio di Dio Gesù sarà il suo rapporto con il Padre celeste, e dove ha imparato Gesù a relazionarsi con un padre se non con Giuseppe nella umile casa di Nazaret?
Trent’anni di cui sappiamo poco ma di cui possiamo intuire molto paragonandoli al nostro diventare, faticosamente, adulti.
La nostra vita “qualsiasi” ma unica in cui possiamo contemplare la vita nascosta di Gesù.
L’ umiltà di Dio che facendosi uomo ha accettato tutti i limiti della condizione umana ci faccia amare le povertà della nostra vita.
Sono molto d’accordo sulla importanza educativa di Giuseppe per Gesù. Non è stato padre “putativo”, ma padre “terrestre”, che ha insegnato a Gesù non solo il mestiere di falegname, ma la relazione con il papa’, nell’umile casa dí Nazaret…Tino
Sì, di sicuro le mani di Gesù erano mani da falegname