DICIASSETTESIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Anno B

La lettura domenicale del vangelo abbandona il racconto di Marco per passare a quello di Giovanni, che permette di offrire una meditazione – che si prolungherà per alcune domeniche – a partire dall’episodio della moltiplicazione dei pani e dei pesci.
Cogliere il valore di questo gesto di Gesù è molto importante. L’evangelista è attento a mostrare che esso non va letto con la lente del sensazionale, come fa la gente che ne ha beneficiato. Non è un miracolo, ma un segno. Se fosse un miracolo, avrebbe ragione la gente di andare a prendere Gesù per farlo re: è giusto dare il potere ad uno che è capace di risolvere in modo istantaneo e anche poco oneroso uno dei bisogni fondamentali dell’umanità, quello dell’alimentazione. Ma questo proposito della gente condanna Gesù alla solitudine, ed è sintomatico che l’episodio iniziato con cinquemila uomini si concluda con il suo protagonista tutto solo sul monte.
Non è la strada giusta. Bisogna saper cogliere un segno in quella moltiplicazione, che intanto è aperta e non chiusa in se stessa: dal poco – che comunque è indispensabile – si va ad un molto, che è addirittura abbondante ed eccedente. Il segno che permane sono i dodici canestri con i pezzi avanzati, preludio di una continuazione perenne. Il segno è questo: se tu offri il tuo poco a Gesù, egli lo fa fruttificare e alla fine rimette tra le tue mani molto più del poco che hai donato, e in mezzo c’è anche l’esperienza dell’abbondanza. È come se il pane avanzato che sta nei canestri sia più ricco del pane iniziale, perché porta dentro di sé il dono che ne ha permesso la moltiplicazione.
Noi comprendiamo bene il senso di questo segno, che è compendiato nell’Eucaristia: i cinque pani d’orzo del ragazzo assomigliano al pane che portiamo all’altare e che diventa, una volta trasformato nell’unico Pane di vita, il nutrimento che ci fa diventare segno vivente di unità e di un dono che si prolunga nelle nostre vite, significato dai canestri con i pezzi avanzati. Dobbiamo allora dire che il miracolo comincia quando la moltiplicazione è finita, proprio come l’Eucaristia comincia quando la Messa è finita.
Benedette e beate quelle vite fatte di niente ( un alito, gesti consueti, ore e giorni apparentemente uguali) che messe nelle mani di Gesù ( nel suo sguardo) fruttificano generosamente in modo sorprendente. Miracoli che a fatica avvertiamo. Eh sì, essenziale non è ” andare” a Messa, ma fare – della propria vita – una messa. Ogni vita è ( può essere) comunione, sacrificio, rendimento di grazie, ascolto e restituzione, dono accolto e dato.
Quando la moltiplicazione finisce. Scrive Don Agostino: “Il segno che permane sono i dodici canestri con i pezzi avanzati, preludio di una continuazione perenne.” Il segno del pane avanzato nei canestri si esplicita proprio quando la moltiplicazione finisce; è il dono che si prolunga nella nostra vita mediante l’Eucarestia… Tino