Sull’orlo di un dono

Foto AC

Mentre i giudei rifiutano Gesù, alcuni greci vogliono vederlo. E Gesù mostra loro la croce. Il verbo “vedere” non indica una vaga curiosità: dice la volontà di superare le apparenze e di andare nella profondità delle cose e delle persone.

Se vuoi vedere l’intimo di Gesù, ebbene, devi guardare la croce di Gesù. Tutte le parole dette da lui, in effetti, hanno al centro la croce, e non solo la parabola del chicco di grano, che pure rappresenta l’immagine più efficace di quel capovolgimento che la croce rende reale. Nella parabola del seme c’è uno sprofondamento nella terra che è preludio al germogliare di una pianta carica di vita. In mezzo c’è un turbamento, c’è una morte, l’apparente sconfitta dell’amore. Gesù – lui che ci esorta a non provare turbamento – non teme di rimanere turbato egli stesso da questa parabola dell’amore che, per dare la vita, deve passare attraverso la morte.

Ai greci, amanti della cultura, propone un’immagine agricola. Ai greci, che forse vorrebbero vedere la sua imperturbabilità, si mostra invece profondamente turbato. È un trionfo di umanità, appena scalfito dalla voce celeste che vuole come anticipare l’esito rigoglioso del seme marcito, la gloria della croce.

Quello del chicco di grano non è solo il percorso di Gesù, il Figlio di Dio, ma è il percorso anche per noi, è l’unico percorso della vita. Attenti a non fraintendere Gesù, quando parla di vita perduta e di vita conservata: «Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna». Queste parole sono la trascrizione esistenziale della parabola del chicco di grano. Non c’è nessun dualismo tra vita materiale e vita spirituale, tra vita terrena e vita eterna. È solo questione di due modi diversi di gestire l’unica vita che abbiamo: se la vivi conservandola per te, la perdi e la perdi tutta, quella di quaggiù e quella dell’aldilà; se invece la vivi donandola – come ha fatto Gesù – allora la salvi e la salvi tutta. Il percorso della Quaresima ci ha portati proprio qui, all’urgenza di questa decisione. La vita scorre sul filo di un crinale. Vorremmo tenere il piede al sicuro. Invece bisogna tenerlo sull’orlo di un dono.

One thought on “Sull’orlo di un dono

  1. SULL’ORLO DI UN DONO: Scrive Don Agostino: “Non c’è nessun dualismo tra vita materiale e vita spirituale, tra vita terrena e vita eterna. È solo questione di due modi diversi di gestire l’unica vita che abbiamo”. Se noi la viviamo donandola, allora la salviamo tutta: sia terrena che eterna. E’ molto difficile il dono, in questo mondo in cui regna un dilagante individualismo, ma dobbiamo cercare di donare la nostra vita, soprattutto nella Quaresima, che è come una cartina di tornasole per questo. Don Agostino ci offre simbolicamente l’immagine dei due fiori di montagna uniti in un unico fiore e conclude con un messaggio toccante: “La vita scorre sul filo di un crinale. Vorremmo tenere il piede al sicuro. Invece bisogna tenerlo sull’orlo di un dono.”

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