Il mio libro Il Piccolo Principe incontra Gesù (pubblicato nel novembre 2016) continua a incontrare grande interesse. Una giovane studiosa siciliana, Mirea Lo Forte, ne ha tratto ispirazione per la sua tesi di laurea presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose della Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia di Palermo. La tesi discussa nell’Anno Accademico 2022-2023 ha come titolo L’essenziale è invisibile agli occhi. La spiritualità e la teologia ne “Il Piccolo Principe” di Antoine De Saint-Exupéry ed ha come relatore il Prof. Vito Impellizzeri.

Riporto le pagine in cui compare una intervista a me rivolta dall’autrice della Tesi, che ringrazio per la visibilità data al mio libro e al mio pensiero.
Desiderava fare lo scrittore sin da bambino?
Mi piaceva molto leggere e già nell’ultimo anno delle scuole medie ho cominciato a scrivere un diario e a comporre semplici poesie. La funzione catartica dello scrivere mi ha accompagnato negli anni dell’adolescenza e della giovinezza, e dopo il periodo dell’università e del seminario ha assunto un ruolo ancora più importante nella mia vita. Che sin da bambino ci fosse un desiderio di fare lo scrittore non posso dirlo. Ma, inconsapevolmente magari, ho coltivato una predisposizione a raccontare mettendo nero su bianco le parole.
Che messaggio ha voluto lanciare con il libro “Il piccolo principe incontra Gesù”?
È lo stesso messaggio de Il piccolo principe arricchito dalla mediazione del Vangelo. Il protagonista del racconto di Saint-Exupery è un bambino extraterrestre che porta nel nostro mondo la logica dei piccoli, che costituisce un nuovo modo di vedere la realtà. Anche Gesù viene dal cielo, anche lui è portatore della logica dei piccoli, anche lui vuole insegnare a guardare le cose e le persone con occhi nuovi. Far incontrare questi due bambini significa duplicare la forza del loro messaggio, anche se il piccolo principe subisce il fascino di Gesù e si lascia addomesticare da lui. Questa è la forza del messaggio cristiano, che è capace di svelare le potenzialità nascoste nel cuore dell’uomo. Del resto, questo è esattamente il compito della rivelazione cristiana: offrire la chiave di lettura dell’umano, così da coglierne la pienezza, e insieme annunciare una eccedenza.
Cosa l’ha portata a scrivere di questo incontro?
Quasi mai un libro nasce da un progetto concepito a tavolino. Da cosa nasce cosa, con i suoi impeti improvvisi e fecondi, e le inevitabili soste meditative (il cosiddetto «blocco dello scrittore»!). Ebbene, il primo motivo che mi ha spinto a scrivere, a partire da questo soggetto narrativo così famoso, è che il Piccolo Principe è un racconto che ho letto e riletto più volte, con immenso piacere. Mi ha sempre convinto la sua lineare semplicità e la capacità di trasmettere un messaggio importante in modo essenziale. Ogni volta, però, la lettura ha suscitato in me tante domande, alla luce anche del Vangelo. Alle domande si cerca, almeno qualche volta, di rispondere. Il secondo motivo decisamente più funzionale e contingente – ma non meno importante e decisivo – è che nella comunità cristiana in cui esercitavo il mio ministero come parroco, i giovani quell’anno avevano deciso di utilizzare Il piccolo principe come traccia per le attività estive e mi avevano chiesto di continuare la riflessione in vista del Natale.
Com’è arrivato a rendere l’invisibile, visibile?
Il filo del mio racconto si annoda proprio attorno a una famosa pagina del libro di Saint-Exupery: è l’incontro del piccolo principe con la volpe, che gli rivela la dinamica dell’addomesticamento – ovvero del creare i legami dell’amicizia che sa rendere unica la relazione tra le persone – e gli svela il segreto: «Si vede bene solo con il cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi». Ora, questo messaggio trova un suo sviluppo proprio con la persona di Gesù: nel mio racconto, infatti, è il piccolo principe che chiede a Gesù di addomesticarlo e ne riceve in risposta le esigenti dimensioni della sequela cristiana. C’è un inveramento e insieme un superamento. Il segreto della volpe è valido come punto di partenza di una pedagogia del cuore dell’uomo che può contare sul dono di una presenza divina che è diventata presenza umana. È l’evento dell’incarnazione, con cui l’Essenziale si è fatto visibile. Come dice sant’Agostino, «la vita stessa si è posta nella condizione di essere veduta, affinché quelle cose che possono essere vedute solamente dal cuore venissero vedute anche dagli occhi per poter guarire i cuori». Gesù è l’essenziale perché rappresenta la visibilità di Dio – il volto del Padre – e ne compie il disegno, portando l’intera creazione alla definitività del Cielo.
Come e dove ha trovato l’ispirazione adatta per scrivere questo libro? In generale, dove trova l’ispirazione per i suoi libri?
Ho cominciato a sviluppare questa teologia dell’incarnazione in un libro pubblicato nel 2008, che s’intitolava proprio L’essenziale è visibile. Avverto l’esigenza di ricentrare sulla incarnazione il messaggio cristiano che è scivolato lungo la china di una teologia amartiocentrica che privilegia la causa del peccato dell’uomo rispetto al motivo del compimento del disegno della creazione. Ho scritto diversi libri che, su versanti diversi, hanno questa medesima ispirazione. L’occasione è quasi sempre la festa del Natale, che riesce a risvegliare ogni anno la mia vena narrativa.
Quindi l’Essenziale è visibile per merito dell’incarnazione.
Proprio così. Nel grande disegno di Dio il Figlio si incarna per portare a compimento la creazione.