La nostra vita sia la sua casa

Foto AC

Il Vangelo ci ripropone la scena dell’annunciazione quasi a volerci assicurare che il Natale ormai vicino ha lì il suo fondamento. Maria concepisce Gesù, cioè lo accoglie dentro di sé.

Nel nostro linguaggio si può concepire anche solo un’idea, un concetto, un ragionamento. Ma Gesù è da subito una persona, un grumo di cellule, carne viva e Maria concepisce non un’idea nella testa, ma un figlio che cresce dentro il suo corpo. Come facciamo fatica ad accettare questa cosa, questo processo materiale che noi ci ostiniamo a spiritualizzare, quasi a volerlo allontanare dalla vita. Gesù, il Figlio di Dio, si è incarnato e noi continuiamo a trattarlo come un’idea religiosa da accettare o rifiutare, da trafficare sul mercato delle idee, delle dottrine.

Invece Gesù è un uomo da accogliere, da incontrare. Maria non capisce con la testa, ma dice di sì con il suo corpo, che è l’unico modo possibile per accogliere e incontrare veramente un altro attraverso il suo corpo. Come è diverso salutarsi a distanza e, invece, incontrarsi con una stretta di mano, un abbraccio, un bacio, gesti che sono capaci di parlare ben più di tante parole (o di immagini che ci scambiamo col telefono).

Era in fondo legittima l’esigenza del re Davide di cui ci ha raccontato la prima lettura: voleva dare un tetto alla presenza di Dio in mezzo al suo popolo, desiderava che Dio abitasse stabilmente tra le case degli uomini. Era già un desiderio di incarnazione. Solo andava cambiata la direzione: era Dio che avrebbe fatto la sua casa tra gli uomini. E la modalità di questa presenza non sarebbe stata abitativa ma carnale: Dio non avrebbe costruito un tempio di pietra ma si sarebbe reso presente in persona attraverso un corpo di carne. Secoli più tardi, sulla scena domestica di Nazareth, quella casa promessa a Davide prendeva finalmente forma nel grembo di una donna che aveva detto di sì, non ad un progetto edilizio però, ma ad una gravidanza.

Anche noi, oggi, se vogliamo fare Natale – ormai è questione di ore! – contempliamo il sì di Maria e, nel nostro piccolo, imitiamolo. Diamo spazio a Dio e lasciamo che la nostra vita diventi la sua casa, il luogo in cui gli piace dimorare.

2 thoughts on “La nostra vita sia la sua casa

  1. LA NOSTRA VITA SIA LA SUA CASA. Scrive Don Agostino; “Gesù, il Figlio di Dio, si è incarnato e noi continuiamo a trattarlo come un’idea religiosa da accettare o rifiutare, da trafficare sul mercato delle idee, delle dottrine.” Ho rischiato anch’io, con la mente, di fare del Cristianesimo una delle tante ideologie, che hanno tempestato la mia giovinezza. Diamo spazio, non nella mente, ma nel cuore, al Dio incarnato! Non cerchiamolo soltanto tra i muri della chiesa, lasciamoci amare da Lui come un bambino in braccio alla mamma. Così la nostra vita sarà finalmente la sua casa…

  2. Nostro carissimo Agostino, Buon Natale con affetto e stima Gabriela e Baldo
    Inviato dal mio telefono Huawei

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