
Parole scritte il 18 dicembre 2004 (Foto AC)
Negli ultimi giorni mi è capitato spesso di assistere ad uno spettacolo simile: un sole che squarcia le nebbie che sicuramente, là in fondo, ricoprono la pianura, e infiamma il cielo all’orizzonte. Poco prima sembravano regnare incontrastate le tenebre, invece ecco ripetersi il miracolo dell’Oriente!
Tutto dipende dal momento in cui – con gli occhi, prima che con una macchina fotografica – imprigioni il fotogramma. Se scatti quando ancora è buio fitto, restano impresse solo le luci della notte, quelle innumerevoli luci artificiali che abbiamo creato, quasi a volerci proteggere dalle tenebre. Se, invece, già comincia l’aurora, ecco apparire una striscia di colore ancora indefinito lungo la linea dell’orizzonte: è il momento della speranza. Certo, se fosse la prima volta che nel buio della notte vedi comparire quel chiarore strano, ebbene, ci sarebbe da provare uno stupore immenso. Il rischio, invece, è quello di esserci abituati: sappiamo già che il miracolo avverrà, ci è come assicurato. Quasi dovuto. Per cui spesso avviene mentre ancora dormiamo. Spalanchiamo le finestre e il sole è già alto.
Una volta all’anno, però, sia mo come costretti a rivivere l’avvenimento dell’Oriens ex alto. È la nascita del Sole. Non tanto inteso come l’astro che provvidenzialmente illumina e riscalda le nostre giornate in una sorta di miracolo ripetuto. Ma come Colui che illumina e riscalda la nostra vita. Non è un caso che i cristiani del quarto secolo abbiano cominciato a celebrare il Natale nella coincidenza del solstizio d’inverno, quando il sole vince sulla notte e le giornate cominciano lentamente ad allungarsi. Come dimenticare le parole del profeta Isaia? «Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce, su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse» (Is 9,1). Si dice spesso che le nostre città soffrono di inquinamento luminoso. È vero. Le mille luci che abbiamo acceso noi – cui in questi giorni se ne aggiungono altre a segnalare la festa ormai imminente – sanno soltanto attenuare il buio. Spesso si tratta di luci arroganti e abbaglianti che vorrebbero sostituirsi alla Luce del Sole, l’unica che è capace non solo di illuminare tutta la terra, ma che rende inutili le nostre luci. Quando il sole è alto all’orizzonte, spegniamo le luci in casa: ci si vede!
L’errore sarebbe abituarsi. Aspettare il Dono più inaspettato di tutta la storia con l’aria navigata di chi non attende più nulla. Ributtare il miracolo più inaudito nel cesto della biancheria sporca, come una camicia già indossata e lavata più volte. Considerare il Natale alla stregua di una tradizione scomoda, da chiudere nel cassetto o da maneggiare con cura. Sarebbe come spalancare la finestra la mattina e non provare più alcuno stupore davanti allo spettacolo dell’alba. L’antidoto all’abitudine è tuffarci negli occhi dei nostri bambini, accendendo i nostri ai loro e non certo cercando di spegnerli.
La Novena di Natale sia in questi giorni un ideale cammino di luce, una sorta di avviamento allo stupore, un trampolino di speranza per reimparare a «guardare» dentro la stalla di Betlemme, oltre il semplice «vedere» distratto e spento. Ci aspetta un Dio Bambino, e noi cristiani sappiamo che è veramente Natale solo se quel Bambino è Dio, e solo se Dio è quel Bambino. Diventare più buoni, volerci bene dal profondo del cuore, lavorare per costruire la pace, è solo l’auspicabile corollario di un Fatto: Dio è con noi, è uno di noi. L’Incarnazione continua.
Oriens ex alto. Che sorpresa! Don Agostino ci prepara alla Novena del Natale con una bellissima foto dell’alba da Ponzate. Scrive: “Una volta all’anno siamo come costretti a rivivere l’avvenimento dell’Oriens ex alto. È la nascita del Sole. Non tanto inteso come l’astro che provvidenzialmente illumina e riscalda le nostre giornate in una sorta di miracolo ripetuto.” La Novena di Natale, risvegliati dal messaggio di Don Agostino, è un cammino di luce, di stupore, di speranza…Nella Novena ci aspetta un Dio Bambino; quando nella notte di Natale metteremo nel Presepe il Bambino sulla paglia, facciamolo con molta devozione, perché sulla paglia mettiamo Dio!