La bontà di Dio e l’occhio cattivo dell’invidia

Foto AC

Questa parabola la ascoltiamo sempre con un po’ di fastidio. Simpatizziamo naturalmente per gli operai della prima ora e ci riconosciamo nella loro lamentela sindacale perché hanno lavorato tutto il giorno e hanno preso gli stessi soldi di chi ha lavorato un’ora soltanto.

Il problema non è che non è stato dato loro quanto pattuito – un denaro – ma che «questi ultimi… li hai trattati come noi». La difficoltà nasce dal fatto che il padrone non calcola quantificando il lavoro effettivamente svolto, ma guardando alla disponibilità data dai lavoratori a qualunque ora del giorno: egli valuta in base alla risposta data alla chiamata ad andare a lavorare nella vigna.

Ciò che conta, insomma, è che il padrone è buono prima ancora che giusto, anzi la sua giustizia è la bontà. Non c’è differenza fra gli operai della prima e dell’ultima ora, perché la giustizia di Dio è per uomini che non sono dipendenti ma sono fratelli, lo stipendio è lo stesso perché è lo stipendio dato dal padre ai figli. Quale figlio maggiore potrebbe dire alla madre, che ha riempito il piatto dei suoi figli allo stesso modo: «Io sono figlio da più anni di lui e mi hai dato lo stesso cibo di lui che è figlio da meno tempo»? Suonerebbe strana questa protesta, perché uno è figlio in forza del medesimo amore per cui un altro è figlio, e i due in forza di quel medesimo amore sono fratelli e l’età non modifica affatto l’intensità dell’amore dei genitori. Ci vuole l’occhio giusto per scorgere questa fratellanza universale. E infatti il padrone della parabola, all’operaio che si lamenta dice: «Il tuo occhio è cattivo (tu sei invidioso) perché io sono buono?».

È una questione di sguardo e lo sguardo sbagliato – l’occhio cattivo – è proprio l’invidia, che non sa accettare il grande equilibrio di umanità costituito dall’amore gratuito di Dio verso tutti, un amore che è distribuito in modo personale e diversificato. Dobbiamo stare molto attenti a non lasciarci avvelenare la vita dall’invidia, da questo occhio sbagliato, che, a furia di operare paragoni distorti con gli altri, non è più in grado di vedere né se stessi né gli altri nella loro giusta luce.

1 thoughts on “La bontà di Dio e l’occhio cattivo dell’invidia

  1. Quale grazia: il blog di Don Agostino è tornato! Scrive l’autore del blog: “Ciò che conta, insomma, è che il padrone è buono prima ancora che giusto, anzi la sua giustizia è la bontà.” Noi, sovente, non comprendiamo il grande equilibrio d’umanità dell’amore di Dio verso gli uomini: è un amore che viene distribuito in modo strettamente personale e, poiché ogni persona è differente dalle altre, l’amore di Dio è puntualmente diversificato e mirato. Non è questione di quantità, ma di qualità; in una fratellanza universale non si fanno confronti o peggio ancora conti…

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