Piccoli che imparano da Gesù

QUATTORDICESIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Anno A

Foto AC

I sapienti sono quelli che vanno fieri di una loro pretesa libertà assoluta. È difficile parlare con loro: non gli interessa ascoltare, perché sono convinti di sapere già tutto.

Gesù loda il Padre perché ha nascosto ai sapienti «queste cose». E quali sono? Ad un piccolo viene spontaneo farsi questa domanda, perché egli è come una spugna bramosa d’acqua. I sapienti invece non si fanno e non fanno domande: sono autosufficienti. Già, Gesù, noi la domanda te la facciamo: quali sono «queste cose» che il Padre vuole rivelare proprio attraverso di te? Riguardano il mistero della presenza di Dio dentro la vicenda umana di Gesù, il mistero del regno, del tesoro nel campo, di Dio venuto nella storia e che continua a stare al livello degli sguardi umani che si incrociano.

«Queste cose», dunque, si imparano giorno per giorno, ma non si sanno mai del tutto. Bisogna accettare la fatica di un cammino che attraversa notti di luce e giornate tenebrose. In una parola: «prendete il mio giogo sopra di voi». Il giogo, ecco una immagine potente di apparente sottomissione e di vera libertà. Noi, d’istinto, pensiamo ai poveri buoi soggiogati per arare e fare solchi diritti e non riusciamo a spiegarci come il giogo possa essere davvero considerato dolce e leggero. Sant’Agostino per spiegarlo ricorse agli uccelli, che sono contenti di avere il peso delle ali, perché senza di esso non potrebbero volare: il giogo delle ali non è affatto un impedimento, anzi è lo strumento della loro libertà, la fonte della loro salvezza.

E per noi, che non ariamo e nemmeno voliamo, che cos’è questo giogo che Gesù ci invita a prendere? Possiamo capirlo se leggiamo tutta la frase di Gesù: «prendete il mio giogo e imparate da me che sono mite e umile di cuore». Anche Gesù è soggiogato all’amore del Padre in una relazione profonda con lui. A differenza del bue che procede sotto il giogo e non vede in faccia il contadino che lo sta guidando, noi abbiamo gli occhi fissi nel volto di Gesù. Il nostro giogo è la relazione con lui, un legame affettivo, profondo. È guardarlo, è vedere come egli vive la sua vita in un atteggiamento di mitezza e umiltà. E cercare, da piccoli, di imparare.

2 thoughts on “Piccoli che imparano da Gesù

  1. È vero, le ‘” cose importanti” si capiscono all’ interno di una relazione che abbia spazio e tempo, dunque una relazione fedele. Il gioco è il sottile cerchio d’ oro che unisce per la vita due sposi, è l’ alta siepe degli innumerevoli precetti che Dio ha donato ad Israele. Una gabbia, una prigione? No la possibilità di vivere in profondità un patto ( d’ amore) accolto in libertà. È la tutela di una libertà originaria che si espande e cresce malgrado gli sbandamenti, le esitazioni, le ferite. Dio non ci impone un giogo, ma il nostro desiderio di gioia ci suggerisce che restare accanto a Gesù ogni momento della nostra vita e ci permetterà di godere senza limiti di un amore infinito.

  2. «Prendete il mio giogo e imparate da me che sono mite e umile di cuore» è tutta la frase di Gesù. L’educazione alla fede di vecchio stampo ci faceva sentire il giogo pesante, una continua rinuncia ai desideri, una condotta di sottomissione paragonabile a quella del bue. Don Agostino ci chiarisce molto bene il vero significato del “giogo” : “A differenza del bue che procede sotto il giogo e non vede in faccia il contadino che lo sta guidando, noi abbiamo gli occhi fissi nel volto di Gesù. Il nostro giogo è la relazione con lui, un legame affettivo, profondo.” E’ tutta un’altra storia! E’ la gioia di guardare Gesù e vedere come egli vive la vita in un atteggiamento di mitezza e umiltà e quindi imparare a seguirlo.,,

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