TREDICESIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Anno A

Le parole di Gesù sono meno paradossali di quanto pensiamo. Amare padre e madre più di lui sembra una cosa ovvia e sembra innaturale il contrario, invece, una volta che si è stabilito che ogni amore umano trova la sua origine in Dio, è chiaro che l’amore di Dio ha una precedenza, perché da lui dipende ogni nostra relazione di amore e di amicizia.
Ad esempio, è ovvio che, per essere sicuro di avere l’acqua in casa, mi debbo preoccupare solo di controllare che il mio rubinetto funzioni. Per il resto devo fidarmi di chi gestisce la rete idrica della città e tiene controllate le tubature, perché da questo dipende che l’acqua arrivi anche al mio rubinetto. Per dirla in un modo più poetico: se voglio bere l’acqua della fontana, devo amare la sorgente più del rubinetto!
Proprio quello che dice Gesù. Che ha ragione anche quando dice che trattenere per sé la propria vita significa perderla, mentre perderla significa trovarla. Nella nostra società dell’accumulo individualista, sembra vero esattamente il contrario: è sicuro solo ciò che trattengo per me. Ma non è così che funziona la vita nel suo livello più fisico. Prendiamo ad esempio il meccanismo che governa il respiro: prova a respirare, comincia a inspirare, e adesso prova a trattenere il respiro dentro di te… ci riesci per un poco, ma poi, se persisti, la vita la perdi, devi espirare se vuoi vivere. Chi trattiene perde, Gesù ha proprio ragione, perché anche la vita nel suo livello biologico funziona così: è un prendere per non trattenere, un continuo alternarsi di ricevere e donare. Come il nostro respiro, così è l’amore: se ti limiti a trattenere l’amore che ricevi, accade che lo perdi; per trovarlo, devi donarlo, devi farlo circolare, devi inserire anche il tuo amore nel ritmo del ricevere e del dare. Perché il perdere è trovare, mentre il trattenere è perdere.
E c’è un’ultima cosa che Gesù dice, ed è che non è necessario avere tanto, perché basta donare «anche un solo bicchiere d’acqua» per ricevere una ricompensa. Infatti, per chi ha sete quel bicchiere d’acqua è tutto, anche se è poco, e per chi lo dona può essere davvero poco, ma il donarlo lo rende capace di tutto.
LA LOGICA DEL BICCHIERE D’ACQUA. Basta donare anche solo un bicchiere d’acqua e non trattenerlo per sé, secondo la logica individualistica diffusa nel nostro tempo. Scrive don Agostino: “Infatti, per chi ha sete quel bicchiere d’acqua è tutto, anche se è poco, e per chi lo dona può essere davvero poco, ma il donarlo lo rende capace di tutto.” Ogni relazione d’amore e di amicizia è vera e duratura solo se è far circolare e non trattenere…
Dio è il grembo che accoglie ogni nostra esperienza relazionale. Amiamo perché siamo stati amati, amiamo nella maniera giusta se capiamo ( attraverso Gesù) come Dio ci ama. E Dio in questo contesto viene percepito come intimamente ( carnalmente) legato alla nostra vita. Non un’entità astratta e lontana, ma il ” principio” della nostra vita in tutta la sua ricchezza e complessità. È attraverso Dio, nell’ orizzonte assoluto e infinito, che viene valorizzato ogni minimo gesto delle nostre giornate, ogni respiro.
Brava Anna, Dio è davvero il grembo che accoglie ogni nostra esperienza relazionale! Papa Luciani diceva che Dio è madre…